Cos'è la gentilezza? E' un tratto naturale ed istintivo? Oppure è un atteggiamento che si impara? In una delle ultime versioni cinematografiche della celeberrima favola di Cenerentola, prima di morire, l'adorata mamma della bionda eroina le lascia un preziosissimo insegnamento: "Sii gentile, ed abbi coraggio": credo che ben sintetizzi quello che la gentilezza possa essere, ossia la salda cornice entro la quale iscrivere anche atti e decisioni ardimentose. Essere gentili, infatti, non significa essere remissivi o rinunciatari, ma condurre in porto la nave della propria vita con pazienza e sorriso, rispetto e "buone maniere", senza dimenticare neppure per un istante quali sono i nostri bisogni e i nostri diritti. Con gentilezza si possono dire tutti i "no" che sono necessari alla nostra salute; con gentilezza possiamo chiedere a chi ci sta intorno di comportarsi in modo da rispettarci (si chiama "assertività"); con gentilezza possiamo proporre il nostro punto di vista, anche se non conforme a quello di chi ci ascolta. C'è chi, per disposizione temperamentale, magari perché più flemmatico, riesce con più facilità ad essere tranquillo e sereno nel porsi in relazione, e chi invece, più impulsivo, dovrà magari "lavorarci" un po', ma sempre (sempre!) possiamo scegliere come condurci, sapendo che la potenza di uno sguardo, di un tono di voce e di parole che aprono, accolgono e rispettano è incommensurabile.